Hanastar Agathos

Una rupe, un baratro, l’abisso…
I lamenti di una donna echeggiavano tra le montagne, terribili e disperati. Davanti ad ella, un vecchio protendeva le braccia davanti a sé, oltre il cipiglio della rupe. Nelle mani reggeva un neonato in fasce, sospeso nel nulla. Il bambino rimaneva in un silenzio raccapricciante, inconsapevole di trovarsi a un soffio dalla morte. La madre, piangeva, ma rimaneva immobile, dietro l’imponenza del vecchio. Il suo volto coperto dalle proprie mani, il suo corpo in balia dei singulti.
L’espressione del vecchio era agghiacciante, rigida e sicura di sé. I suoi occhi neri si riflettevano in quelli del medesimo colore del neonato. Quando parlò, la sua voce fu calma e profonda: « Ritorna da dove sei venuto, bestia, ritorna tra le braccia della tua vera e dannata madre… ».
« …Fer…fermo! ». La donna trattenne un suo braccio, singhiozzando disperata.
« Come osi, figlia! Lascia! ». Ma la donna saldò maggiormente la presa.
« …fermati…per gli Dei, Fermati! ». Lo strattonò obbligandolo a voltarsi verso di lei. Il neonato cominciò a piangere.
« Lasciami! Sai che devo farlo ». Il vecchio la spinse via malamente ed ella atterrò lontana dalla sporgenza rocciosa. Si avvicinò lentamente al precipizio, sempre con il neonato sollevato dinanzi a sé e lo riportò sopra il baratro. Non si curava affatto delle urla del bambino, credeva fermamente in ciò che doveva fare.
« NO! ». La donna si alzò e in pochi attimi fu addosso al vecchio. Gli strappò agilmente il neonato dalle mani, e lottò per portarlo in salvo.
« Ferma! Che gli dei possano maledirti! ».
« No! Che gli Dei maledicano te! ». Parole arcane fuoriuscirono dalle labbra della donna nello stesso asso di tempo in cui l’uomo cercava di agguantarla. Un fulmine colpì il vecchio, lasciandolo in preda alle scosse elettriche. Poi il suo corpo smise di sussultare e rimase per pochi secondi immobile. La donna recava un’espressione atterrita. Vide i suoi occhi rispecchiarsi in quelli spenti del vecchio, prima che egli scivolasse inerte giù dal precipizio…

Un anno circa prima.

Era primavera e il peso del lavoro imminente si fece subito sentire. Keira Agathos era già stata mandata dal padre ai campi, quella mattina, per seminare il nuovo raccolto. Aveva potuto fare poco, comunque, sia perché aveva avuto poco tempo sia perché aveva fatto un incontro alquanto inaspettato…
Keira si deterse il sudore dalla fronte con un piccolo fazzoletto. Era un donna molto bella, ma purtroppo la terra e il sudicio in cui viveva nascondevano questo suo pregio. Era sempre impegnata nei lavori del padre, Hanastar Agathos. Egli non faceva altro che usarla per i suoi scopi, adoperandola anche per lavori faticosi e difficili per una donna fragile come lei. Keira aveva sempre pensato che il padre avesse scaricato su di lei il suo più grande rammarico, e cioè il fatto di non aver avuto eredi maschi. Sua madre era morta appena dopo averla partorita, e da allora Hanastar aveva sempre incolpato lei come artefice della sua morte. Keira era il motivo per cui suo padre non aveva avuto figli maschi, e adesso, per ripicca, la incaricava di occuparsi di ogni cosa, anche di quelle che solo un uomo poteva fare. Ma quella mattina avrebbe per sempre cambiato la sua vita.
Stava sotterrando dei semi di Ginseng, una pianta che serviva al padre per dei lavori alchemici, ai quali anche Keira a volte si prestava per aiutarlo. Se non altro aveva imparato qualcosa di utile da quel lavoro. Hanastar preparava molti intrugli di vario tipo, e ogni tre giorni li portava nel paese vicino, lontano poche miglia dalla loro abitazione, dove li vendeva a buon prezzo. Keira aveva imparato da lui, per fortuna, non solo a fabbricare alcune pozioni ma anche a gestire un piccolo talento che avevano ambedue in comune. Era una dote naturale di famiglia, diceva Hanastar, una dote che andava utilizzata prudentemente però. Il vecchio padre credeva fosse frutto di qualche spirito naturale malvagio. Questa dote comprendeva il saper fare levitare qualche piccolo oggetto, produrre piccole fiammelle e far sparire e ricomparire piccole cose. Magia, che non comprendevano né conoscevano, ma che riuscivano ad usufruirne anche se in minima parte.
Grazie a quei piccoli trucchetti, stava riuscendo a fare un discreto lavoro, sotterrando e raccogliendo con maggiore velocità semi e piante. In quel momento, un rumore sordo di qualcosa che si abbatte sul terreno distolse Keira dal suo delicato lavoro. Si voltò ad osservare la fonte di quello schianto e lo vide…

Menhil Zhadren cadde dal proprio destriero. Era ferito gravemente in ogni parte del corpo. Il sangue ancora sgorgava e il dolore era lancinante. Ma lui non poteva gridare, non poteva gemere come qualunque altro. Non lui, vero guerriero. Non aveva nemmeno recitato alcuna preghiera verso la sua Regina, nessuna che potesse richiamare il suo aiuto. Lui per primo non perdonava l’affronto della sua disfatta, tanto meno avrebbe fatto la sua Padrona. Digrignava i denti, serrava i pugni e cercava disperatamente la spada che non aveva più con sé. Dette uno sguardo sofferente al cavallo che lo aveva sottratto alla morte, l’animale che lo aveva portato lontano dalla battaglia e dal suo odiato nemico, dalle sue prede, dalle loro teste… Gli gridò contro, con tutto il fiato che gli rimaneva nei polmoni, strattonandolo debolmente con un braccio, poi la vista gli venne meno e il capo cominciò a girare…. Mia signora, perdonami….

Keira si precipitò sull’uomo ferito, mentre un cavallo nero imbizzarrito, fuggiva lontano nella prateria. Aveva perso i sensi e giaceva sull’erba verde inerte. Il suo viso, bianco, pallido, che recava tagli recenti, i capelli di un biondo chiaro… Si soffermò solo per qualche secondi ad osservarlo incantata, poi il suo sguardo scese sul suo corpo. La sua armatura ormai di un nero opaco era fracassata in molti punti e da questi, fiotti di sangue uscivano lentamente. Si precipitò a togliergli la corazza velocemente, trovando qualche difficoltà. Si strappò la veste ricavandone delle pezze che avvolse intorno alle ferite più gravi. I suoi occhi rimasero chiusi immobili, ma respirava, lo sentiva. Chiamò di fretta e furia il suo mulo e caricò il guerriero su di esso, richiamando a sé tutta la propria forza. Dopodichè si affrettò verso casa…
Dietro di loro, l’armatura Nera rimase abbandonata tra l’erba alta e sporca di sangue…

Il padre Hanastar non prese bene la notizia. Arrivata la figlia con appresso quell’uomo sconosciuto, aveva subito sbraitato contro di lei senza alcun motivo preciso. Dopo un breve dibattito, Keira era riuscita a farsi aiutare da Hanastar e insieme avevano prestato al guerriero le prime cure…
Passarono giorni e notti, e l’uomo sconosciuto ancora giaceva sullo stesso letto della ragazza. Ella lo aveva continuamente sorvegliato, dandogli regolarmente le giuste cure che le aveva consigliato il padre. Gli aveva cambiato le vesti insanguinate, buttandogliele e senza badarci troppo. Gli aveva pulito il volto dalla terra e dal sangue incrostato. Lo aveva osservato a lungo, come meravigliata da un oggetto prezioso. Gli era rimasta vicino per tanto tempo, scattando ad ogni sua piccola reazione e strano movimento…

Menhil Zhadren aprì gli occhi di colpo, sfuggendo ad un sogno turbolento e inquietante. Vide le travi sorreggere la copertura di paglia di un tetto. Si volle subito tirare a sedere, ma un dolore atroce al petto lo costrinse a rimanere immobile disteso. Volse il capo per guardarsi attorno, e vide solamente quella che pareva essere una piccola stanza di un altrettanto modesta abitazione. Un turbine di pensieri e di dubbi lo investì provocandogli un atroce mal di testa. ….Perché sono qui? Chi….mi ha curato le ferite? Cosa ne avete fatto di me, mia Signora?…. In quel momento la porta di legno si aprì scricchiolando e il guerriero voltò il capo lentamente verso di essa, sgranando i suoi occhi di un celeste pallido, quasi spettrali.
Keira apparve a capo chino. Quando lo rialzò la sua espressione cambiò del tutto…

La mente di Menhil lavorò rapida, incontrollata. Calcolò ogni tipo di reazione, di decisione e di eventuale esito ed infine concluse quello che reputò essere un piano perfetto. La ragazza doveva averlo trovato in fin di vita e averlo così salvato. Le sue condizioni erano ancora pessime, se non poteva ancora rialzarsi, e stimò che ci volessero ancora molti giorni di riposo prima di poter ritornare in sesto. Quindi era costretto a dover dipendere totalmente da quella ragazza e adattarsi di conseguenza.
Sin dal primo incontro ingannò la ragazza come sempre aveva saputo fare, dimostrandosi gentile, accomodante, sereno e amichevole, e non toccando né mai superando i limiti consentiti dal suo onore e dal suo dovere nei confronti della sua Regina. Questo temeva di dovergli costare qualche difficoltà, ma la situazione si dimostrò più facile del previsto… Infatti notò dai primi sguardi, che la ragazza era profondamente attratta da lui e il guerriero non si lasciò certo sfuggire un’occasione del genere. La prima cosa che fece fu levarsi il ciondolo che teneva al collo e nasconderlo, senza darlo a vedere, sotto il letto…

Passarono quelli che parvero giorni felici per Keira, completamente persa nei vortici pericolosissimi dell’amore, dai quali difficilmente ci si può sottrarre. D’altra parte era stata un’attrazione irresistibile per lei. La faceva stare bene, la faceva sorridere la faceva sentire la più fortunata del mondo. Il padre, dal canto suo, vide in principio la vicenda con mal occhio, poi si accorse che la cosa poteva diventare a suo vantaggio: due nuove braccia robuste potevano dimostrarsi molto utili.

Tutto cambiò la sera prima d’estate. Da giorni Menhil si stava preparando a partire. Ormai aveva recuperato totalmente le forze. Il padre della ragazza già aveva provato a sfruttarlo per infimi lavori contadini e lui in risposta lo aveva fulminato con lo sguardo, agghiaciandolo all’istante. Da allora Hanastar lo aveva tenuto d’occhio continuamente, cominciando a farlo innervosire. Quella sera, Menhil lasciò la casa di nascosto, abbandonando Keira dormiente nel suo letto. Silenziosamente raggiunse col mulo del vecchio il villaggio vicino che le aveva rivelato esserci la stessa Keira. Là, senza problemi, uccise un uomo e gli rubò il cavallo e la spada. Tornò alla casa, per prendere tutte le sue cose. Non seppe neanche lui perché non le aveva prese prima, fatto sta che questo non gli cambiò assolutamente niente. Almeno a lui solo…
Entrò nella camera, non si soffermò neanche un attimo a osservare la fanciulla dormire, gelido, senza rimorsi, prese di nuovo in mano il ciondolo nascosto sotto il letto, e una forza che a lui solo parve calda e rassicurante lo divorò. Lo rimise al collo, senza curarsi di infilarlo sotto la camicia. Prese dalla dispensa qualche provvista e aprì la porta lentamente. In quel momento una voce lo chiamò da dietro. Si voltò piano, mostrando a Keira un’espressione agghiacciante mai vista da lei. I suoi occhi spalancati provocarono una terribile angoscia nella ragazza che balbettò nel chiedergli dove stesse andando. Lui non rispose ma rimase immobile ad osservarla in volto, la mano sull’elsa della sua spada. Keira riformulò la domanda, mentre un’incomprensibile paura s’impadroniva di lei. I suoi occhi non ressero a lungo il suo sguardo e si soffermarono poco sotto il mento dell’uomo. Allora notarono il medaglione che portava..
Nello stesso istante apparve dietro Keira il padre Hanastar, infuriato per essere stato svegliato. Chiese cosa stesse succedendo, ma non ebbe risposte. Menhil continuava ad osservare la ragazza, mentre questa era rimasta impietrita con lo sguardo fisso sul ciondolo. Hanastar, ancora più innervosito, scrutò attentamente l’uomo, cercando di capire cosa c’era che non andava. Allora notò anche lui il medaglione nero e da infuriato com’era, diventò un blocco di ghiaccio. Restarono tutti e tre fermi così per diversi minuti. Poi Hanastar balbettò qualcosa d’incomprensibile del tipo – quello è della regina oscura – e fu allora che Menhil si voltò verso di lui facendolo sussultare. Il vecchio indietreggiò, riparandosi dietro la ragazza, la quale ancora non reagiva. Il guerriero, sempre nel silenzio, si voltò del tutto e uscì dalla casa senza provocare alcun rumore. Prese il cavallo e vi montò sopra. In quell’istante Keira si precipitò fuori e lo osservò spalancando gli occhi e iniziando a lacrimare..
« Cosa…f-fai? ».
Menhil non rispondeva.
« Dove…dove vai? ».
Menhil non rispondeva.
« N-non mi lasci… vero? ».
Menhil non rispondeva.
« Perché non mi rispondi? ».
Menhil non rispondeva e Keira iniziò a piangere e ad alzare il tono della voce.
« Dove vai??? ».
Menhil fece fare qualche passo al cavallo, noncurante della ragazza. Hanastar si affacciò dalla porta per osservare la scena.
Keira si attaccò al cavallo e allo stivale del suo amato, singhiozzando.
« Rispondimi!!! » gridò.
In quel momento Menhil fermò il destriero e si volse a guardare. Si chinò lentamente verso la ragazza e sputò con disprezzo queste medesime parole: « Prova a toccarmi, prova a gridarmi, prova e metterti dinanzi a me e al mio cavallo ancora una volta, feccia!, e ti taglierò la gola all’istante! ».
Keira sussultò indietreggiando. Ammutolita.
Allora il cavaliere nero spronò il cavallo e scomparve per sempre, lasciando un cuore spezzato e anche qualcos’altro….

Keira restò nella sua camera per diversi giorni e notti, senza parlare né dormire. Cercò anche di non mangiare ma il padre non glie lo permise. Già fu un grande sforzo per il vecchio Hanastar permettere alla figlia quel “terribile far nulla”, come lo definiva lui, ma d’altra parte aveva compreso per una volta nella sua vita cosa stesse minimamente provando quella povera fanciulla. Passò un mese e il vecchio, finalmente riuscì a tirar fuori Keira da quel tugurio e mandarla a lavorare. Quando la vide alla luce del sole, notò con amarezza le sue condizioni pessime. Fu subito colpito da tremendi rimorsi, ma non impedì assolutamente che ella si recasse ai campi per l’usuale lavoro. Inoltre lei non aveva né protestato né fatto resistenza. Lo aveva solo guardato e annuito silenziosamente, dopo essersi poi avviata con inesorabile passo.
Passarono l’estate e lo sciopero del silenzio per Keira non cessò neanche un attimo. Lavorò duramente come mai aveva fatto in passato, poi i suoi tremendi sforzi si fecero subito sentire. Le sue forze vennero meno e cominciò ad accusare di strani dolori. Durante la notte la tormentavano ambigui desideri e di giorno soffriva di tremendi attacchi di nausea. Hanastar fece finta di non vedere e di non accorgersene ogni volta che la incrociava, ma il suo cuore, anche se di pura pietra, gli impedì di mandarla a lavorare nei campi. Come scusa le disse che era tempo che lei si occupasse dei lavori alchemici e che conoscesse bene ogni segreto di quel mestiere. Le ricordava sempre che un giorno lei avrebbe preso il suo posto e che quello sarebbe stato l’unico mezzo per sopravvivere. Lei non ringraziò né polemizzò. Obbedì silenziosa.
Keira cercò successivamente di nascondere al padre un terribile segreto, che purtroppo non sfuggì a lungo agli occhi di Hanastar. Quando egli si accorse che sua figlia portava in grembo un bambino impazzì. Obbligò la ragazza a bere intrugli misteriosi, scontrandosi più e più volte con lei che si ostinava, piangendo, a non obbedirgli. Keira fu costretta a berli e immediatamente dopo a vomitarli di nascosto.
La ragazza non abortì e nell’estate successiva dette alla luce un maschio.

Pochi attimi dopo l’episodio presso il dirupo

…Keira scendeva il crinale della montagna singhiozzando e tenendo il bambino strillante tra le sue braccia. Non sapeva dove andare, non sapeva cosa fare, non sapeva a chi rivolgersi. Era sola insieme al suo bambino. Abbandonata, prossima alla morte. Si fermò e cercò di riprendersi dallo shock. Lentamente si tranquillizzò e con lei anche il bambino. Ritornò a riflettere con calma su ciò che avrebbe dovuto fare. Il freddo intorno a loro stava diventando intollerabile.
Decise di recarsi immediatamente nella casa del padre, per poi prendere poche cose e sparire per sempre da quel luogo pieno di ricordi orribili. Così fece e appena ebbe raggruppato pochi averi del padre, tra cui ricette alchemiche, piccoli tesori, strumenti e poche monete, uscì con il bambino in braccio e una torcia accesa. Restò pochi attimi ad osservare la casa, poi annuendo e lacrimando, dette fuoco all’abitazione. Dopodichè fuggì verso il villaggio vicino…

Dopo molte ore di cammino arrivò ad avvistare delle piccole abitazioni. Fece presto a decidere a quale direzionarsi. Sfinita e prossima a svenire a terra bussò alla porta di una sontuosa villetta. Apparve una donna che spalancò subito gli occhi vedendola.
La giovane madre riuscì a dire solo una parola – aiutateci.

L’aiuto di quella donna fu decisivo per la sopravvivenza di Keira e del suo piccolo. Si curò di entrambi per molto tempo, migliorando notevolmente le condizioni disastrose della ragazza, e occupandosi di ogni bisogno del bambino. La madre, infatti, era come stata colpita da una misteriosa malattia, che l’aveva resa semi-cosciente per svariati mesi. La miserevole donna aveva provveduto a farla curare dall’esperto del villaggio, che, invocando i prodigi di Mishakal, era riuscito a rimetterla in sesto.
Quando Keira riuscì di nuovo a parlare, elargì un enorme elenco di ringraziamenti verso la donna, che furono dignitosamente rifiutati all’istante. La Signora disse che aveva solo fatto il suo dovere da brava cittadina. Da allora la madre poté rioccuparsi del bambino e provvide a lasciare la dimora della cortesissima dama al più presto. Ma ella non accettò e dopo estenuanti battibecchi riuscì a trattenerli nella sua casa per un bel po’ di tempo. Keira ebbe così modo di ricambiare i numerosi favori che gli erano stati concessi, aiutando la donna nei lavori domestici. Venne così a conoscenza che la casa era abitata anche da un uomo, di nobile aspetto, il marito dalla Signora. Era un tipo taciturno e solitario. Keira lo vide raramente, seduto su una poltrona del salotto, di pomeriggio. Per il resto delle giornate, rimaneva chiuso dentro la sua camera-studio. La Signora, non parlava mai di lui e se doveva nominarlo lo chiamava “il Conte”.
Nel frattempo il bambino cresceva e Keira ancora non aveva deciso il nome da dargli. Una sera, davanti al fuoco, mentre la Signora cuciva e Keira allattava il piccolo, la giovane madre decise finalmente come chiamarlo: ….Hanastar Agathos, come il nonno che lui non aveva mai conosciuto. La Signora volle sapere il motivo di una simile scelta e Keira quella sera, facendosi coraggio e confidandosi pienamente con lei, le raccontò la dolente storia passata di Keira Agathos.

Diciassette anni dopo

Hanastar puliva delicatamente le fiale, seduto sul bancone del negozio. I suoi occhi cercavano di rimanere bene aperti, anche se la stanchezza accumulata fino a quel momento adesso si faceva sentire. Aveva chiuso la bottega pochi attimi fa, sigillando un'altra giornata senza incasso. Fremeva nell’immaginare la faccia della povera madre al sentire l’ennesima pessima notizia. Da tempo gli affari non andavano molto bene. Il negozio di reagenti e di pozioni che tempo addietro inaugurò Keira, sua madre, adesso rischiava l’inevitabile cessazione. All’epoca, all’incirca poco dopo la nascita di Hanastar, Keira aveva ricevuto un’importante finanziamento da una Nobile dama, che il ragazzo conobbe come impagabile protettrice di sua madre. Con questi soldi, avevano aperto il negozio con grandi festeggiamenti e partecipazione di quasi tutto il villaggio e da quel che apparve allora si sarebbe detto che l’attività sarebbe perdurata nei secoli. Ma con la morte della Nobile dama, nello scorso inverno, Keira precipitò in una buia crisi.
Hanastar aveva iniziato a lavorare nel negozio da diversi anni. Appena aveva avuto i requisiti necessari era corso immediatamente ad aiutare la madre nel gestire l’attività. La sua infanzia non era stata diversa da un qualunque bambino. Aveva seguito quei pochi insegnamenti che gli aveva dato un vecchio del villaggio di Caergoth, e aveva conosciuto allora qualche coetaneo con cui fare amicizia, ma l’ingerenza della madre lo aveva costretto a trascorre una vita fino ad allora solitaria e statica.
Ad un tratto qualcuno bussò e Hanastar voltò di scatto il capo. Dal vetro della porta opaco e consumato s’intravedeva una figura ammantata di rosso. Il ragazzo balzò in piedi dal bancone e si precipitò ad aprire forse all’unico cliente della giornata.
« Buonasera… » disse Hanastar, rivolgendo un saluto speranzoso e squillante. Ma come ebbe osservato meglio la figura dinanzi a sé, la sua voce vacillò e si spense come una candela al vento.
Era probabilmente un uomo, ma non si sarebbe detto certamente. Un mantello di un rosso acceso lo copriva interamente, compreso il volto, celato da un occultante cappuccio del medesimo colore. Una sua mano, l’unica che usciva dalle sue lunghe maniche, reggeva un bastone di fronte a sé, ma nonostante questo egli si erigeva perfettamente eretto sulla sua schiena, dimostrando imponenza e mistero.
L’impatto visivo spiazzò notevolmente il povero giovane lasciandolo un attimo inebetito, ma la voce dell’uomo lo destò subito.
« Buonasera. È qui che vendono reagenti e pozioni? ».
Hanastar si limitò ad annuire e a dire: « Sì…signore ».
« Oh, bene ». Senza molti complimenti, l’uomo superò Hanastar ed entrò nel negozio.
Dopo avergli rivolto una smorfia stupita, corse dietro il bancone e, levando le fiale di vetro che ingombravano il piano, chiese gentilmente: « cosa desiderate? ».
In quel momento l’uomo si levò lentamente il cappuccio, calandolo delicatamente all’indietro e mostrando un volto più giovane di quello che si sarebbe aspettato Hanastar. Aveva dei capelli scuri raccolti in un codino che scendeva intorno al collo, un’espressione severa e inflessibile che lasciava trasparire una strana simpatia che il giovane colse sin da subito. Non sapeva darsene spiegazione, forse era quel pizzetto intorno la sua bocca, oppure quegli occhi scuri e penetranti.
« Reagenti. Radici di mandragola e sangue trattato. In gran quantità, se è possibile ».
Hanastar annuì e si volse verso gli scaffali cercando ciò che gli era stato chiesto. In verità, non aveva la più pallida idea di quale fosse l’utilizzo vantaggioso di quei materiali, ma sua madre aveva detto che pochi erano quelli che ne richiedevano e questi non erano persone qualunque.
Aveva trovato le radici in un barattolo e controllò che fossero abbondanti; poi alzò il capo e notò che il sangue trattato si trovava su una mensola molto alta. Come sempre doveva prendere lo sgabello per raggiungere quei ripiani, ma era tardi e così stanco che non volle nemmeno fare la fatica di tirarlo fuori. Così, non riflettendo sulle severe raccomandazioni della madre Keira riguardo a non utilizzare il loro “piccolo” potere di fronte a nessuno, mosse velocemente la mano facendo schizzare verso di sé il barattolo del sangue. Ma il gesto non poté sfuggire all’attento sguardo dell’uomo vestito di rosso, che in quel momento cambiò totalmente l’espressione tranquilla e annoiata che aveva in attenta e circospetta.
Hanastar si voltò sorridendo e con in mano i barattoli richiesti, ma fu subito fulminato. Non capendo cosa fosse successo, chiese falsamente tranquillo: « Mh… qualcosa non và? ».
« Da quanto utilizzi quei…poteri? ».
Hanastar rimase scettico. «… poteri? ».
« Ragazzo, non provare a burlarti di me. Rispondi alla mia domanda ».
« Io… da quando ero bambino… è una dote di famiglia… sono solo piccoli trucchetti… ».
« Non sono solo “piccoli trucchetti”…. Sai fare altro? E non mentirmi! ».
« Oh…no! No, se non solo creare… sottili fiamme ».
« Sottili fiamme? » sorrise « Nient’altro? ».
Hanastar scosse la testa. « Perché queste domande? ».
« Hai detto: “dote di famiglia”. Tuo padre possiede stessi poteri? ». L’uomo insisteva, curandosi soltanto delle risposte del ragazzo e non delle domande.
« …no, mia madre. Ma av… ».
« E anche lei riesce a fare Solo questi “trucchetti”? ».
« …sì. Perc… ».
« Portami da lei! ».

Da quel momento la vita di Hanastar cambiò totalmente.
Le domande dell’uomo vestito di rosso continuarono per molto tempo a tormentare la mente del povero Hanastar, ma il ragazzo poté cogliere tra queste anche informazioni che lo sconvolsero ancora più di quello che era già. Dopo richieste assurde e incomprensibili ammonimenti, finalmente arrivarono le spiegazioni.
L’ingresso nel mondo delle Lune, dell’Ordine dell’Alta Stregoneria e dell’Arte si aprì davanti al giovane Hanastar ed egli fu costretto a scegliere.
Seguire l’uomo vestito di rosso e provare ad entrare nell’Accademia dell’Ordine dell’Alta Stregoneria. Oppure rimanere a Caergoth, indossando un abito marrone…

Arrivò a Palanthas, la città che non aveva mai visto, accompagnato dalla Veste Rossa.
Lasciato solo il ragazzo a vagare per la cittadina, il Magus scomparve riferendogli piccoli ed ultimi consigli: « Rimani qui fino a che non sarai contattato. Capito? Non sparire ».
Spaesato e decisamente molto confuso, vagabondò per le vie di Palanthas, meravigliandosi della sua grandezza e magnificenza. Incrociando vari passanti, si accorse del loro atteggiamento così diverso dai paesani di Caergoth e dell’indifferenza che provavano nei suoi confronti. Si sedette su una panchina, nei pressi della piazza. Teneva con sé un piccolo zaino contenente quei pochi averi che gli aveva dato la madre. Quella madre che aveva lasciato sola, che lo aveva rassicurato che se la sarebbe cavata anche senza di lui, alla quale gli era stato obbligato d’indossare una sporca veste marrone… Perché l’aveva abbandonata in quel momento che era di grave crisi? Perché aveva scelto di seguire quell’uomo, che lo aveva così insensatamente rapito con le sue sole parole e che nemmeno gli aveva detto il suo nome?
In quel momento apparve un corvo. Questo lasciò cadere sulle ginocchia di lui un foglio di pergamena e immediatamente dopo si dissolse nel nulla da cui era venuto…

Nello studio nell’Arcimaga Jenna, il colloquio di Hanastar avvenne non del tutto tranquillo. L’allora Consigliere Kriegsbeil era seduto su una poltrona rossa, dietro una scrivania. Hanastar era in piedi, di fronte alla figura del consigliere. Tremava a tratti, angosciato dalla presenza ottenebrante di quell’uomo vestito di nero. Il Magus Rosso gli aveva soltanto accennato di quegli individui che si facevano chiamare Vesti Nere. Ma non aveva ben compreso quale fosse la loro natura. Balbettava quasi, cercando di ricordare tutto ciò che gli aveva riferito il Rosso, quello che sperava sarebbe bastato per superare il colloquio…
Il Nero, dopo diverse domande, si alzò e si avvicinò a lui lentamente. Osservò la sue reazione alla sua presenza e…sorrise. Dopodichè quasi sussurrò: « Seguimi ».

Se prima era spaesato e angosciato, quando arrivò all’Accademia lo fu molto di più. Al cospetto dello stesso Consigliere Kriegsbeil recitò il giuramento, e della giornata quello fu l’unico momento in cui provò una sensazione rasserenante. Dopodichè un allievo, dall’atteggiamento altezzoso e arrogante, provvide a illustrargli le regole. Dopo ultimi commenti offensivi nei suoi confronti, ma che ai quali non si oppose assolutamente, fu lasciato solo in un angusto dormitorio. Non dormì. Troppi pensieri e sensazioni lo divorarono per tutta la notte…

Passarono giorni e settimane e Hanastar riuscì infine ad ambientarsi tra quelle nuove mura. Il suo disagio iniziale si era pian piano dissolto, grazie all’incontro di compagni dello stesso calibro, ma soprattutto dopo aver fatto la conoscenza di altri Magus. Dopo l’impatto iniziale con la Veste Nera del Consigliere, aveva avuto un atteggiamento di allontanamento verso di loro e di diffidenza, ma dopo l’incontro di una Veste Bianca, i suoi risentimenti mutarono. Incominciò pian piano a capire come atteggiarsi e come rivolgersi con chi gli stava attorno, compresi gli altri allievi, e infine riuscì a raggiungere la giusta tranquillità per vivere serenamente. Mescolato a questo complicato inserimento vi era anche l’immenso studio che aveva sommerso Hanastar sin da subito. Il ragazzo passava la maggior parte del tempo sopra libri mai visti, che parlavano di incantesimi, di pozioni, di erbe, di mostri…di Magia. Hanastar imparò a riconoscere quei “trucchetti”, di cui ne aveva sempre fatto solo uso domestico, come qualcosa di enormemente di più. Qualcosa che lo stava affascinando, qualcosa che lo stava cambiando, qualcosa che lo attirava sempre di più…
Una mattina gli parve di intravedere in accademia un Magus già conosciuto. Era una Veste Rossa, uno di quei maghi che per Hanastar rimanevano ancora un mistero, un mistero che lo incuriosiva molto. La loro natura era diversa da tutti gli altri. Severa, autorevole, non sprezzante, non accontentatrice, unica. Il Magus si stava guardando attorno, il suo volto era incappucciato. Ad un tratto si voltò verso di lui e poi cominciò a venirgli incontro. Appena gli fu a pochi metri lontano, si tolse il cappuccio e il suo volto fu come un lampo per Hanastar. Era lo stesso che era entrato dentro il suo negozio, a Caergoth.
« Agathos » lo chiamò con voce rauca « Tieni, questa è per te » tese al ragazzo una lettera. Hanastar, sorpreso sia per il modo così indifferente con cui si era rivolto a lui sia per il motivo. Fece per prendere la suddetta lettera, ma quello la ritirò un attimo indietro dicendo: « Hai il permesso di assentarti per qualche giorno ». Allora glie la consegnò, fece retro-front e sparì nel nulla.

La lettera era della madre. Ella, con una scrittura poco comprensibile, quasi frettolosa, chiedeva di incontrarlo al più presto. Doveva essere stata mandata diversi giorni fa, forse una settimana. Per questo Hanastar partì immediatamente.
Arrivato a Caergoth si precipitò alla dimora della madre e quando vi entrò, con suo enorme rammarico, non trovò nessuno. La trovò invece dal curatore del villaggio, distesa su un letto. Il curatore aveva detto che aveva trovato la donna in fin di vita poco lontano dal negozio, con una grave ferita al torace, solo tre giorni fa. Non era riuscito in nessun modo a sapere come se la fosse potuta procurare. Fatto sta che non aveva mai aperto parola, nonostante le sue condizioni glie lo permettessero.
Hanastar si avvicinò al suo letto lentamente. Keira aprì gli occhi e sorrise vedendolo. Non parlò, e mentre un tremendo groppo scendeva nella gola di Hanastar, la voce della madre riecheggiò nella mente del figlio, cosicché solo lui la potesse sentire. Lui quasi si spaventò, ma cercò di concentrarsi per afferrare il significato di quello che voleva dirgli…
Keira quel giorno raccontò - come aveva fatto con una sola persona - tutta la sua trascorsa vita e rivelò al figlio l’identità del suo oscuro padre… raccontò di suo nonno, che recava il suo stesso nome, raccontò di come aveva cercato di ucciderlo sul limitare di un dirupo. Mille immagini mentali invasero la mente di Hanastar, infliggendogli un tremendo dolore alla testa. Queste ritraevano scene vissute dalla madre e un volto sconosciuto di un uomo vestito di nero. Poi tutto svanì di colpo e Hanastar aprì gli occhi, che aveva tenuto chiusi istintivamente. Davanti a sé, la madre giaceva priva di vita…

Nel bosco notturno, Hanastar camminava spedito. La pioggia bagnava il suo volto completamente inespressivo e i suoi miseri vestiti. La sua mente era allo stesso tempo tesa e rilassata, i suoi pensieri confusi e lineari. Un cancello scuro apparve davanti a sé, oltre l’ingresso dell’Accademia. Si fermò un attimo. Chiuse gli occhi.
Nuovamente le immagini, i ricordi della madre tornarono a vorticare nella sua testa. Non provò nessuna sensazione. Lasciò che le reminiscenze lo divorassero, si lasciò trasportare nei flussi delle memorie di Keira Agathos. Vide il volto di suo padre. Lo vide in sella a un cavallo nero che si allontanava velocemente. Sentì la tristezza di sua madre. Sentì il suo cuore spezzato.
Fu allora che la rabbia salì incontrastata in lui. Serrò i pugni, strinse i denti, rivolse il viso al cielo…
In quel momento aprì gli occhi e la pioggia cessò. Nel cielo, le nubi nere della tempesta si fecero da parte e apparvero le due lune… Lunitari e Solinari, la prima piena l’altra solo uno spicchio. Della terza solo la consapevolezza della sua presenza…
Abbassò lentamente il capo, rivolgendolo alle porte dell’accademia. Nella sua mano le chiavi. Entrò, più sicuro e deciso di quanto lo fosse stato prima. Il perché lo sapevano solo lui e le Lune …


Svolgimento sintetico

Verso la fine dell’apprendistato

La vita da apprendista scorre tranquilla per Hanastar. L’accademia è affollata e per gli allievi c’è sempre qualcosa da fare e da scoprire.

È il tempo in cui come Gran Maestro dell’Oas c’è Thenil Dramiel e la sua storia proietta l’ordine in un periodo complesso, dominato dalla presenza di un terribile Lich di nome Caitif.

Da allievo anziano, Hanastar diviene apprendista del Magus Veste Rossa Auron Umbranox, la stessa persona che anni prima lo aveva sottratto dal villaggio di Caergoth e lo aveva instradato sul sentiero della magia. Con lui l’apprendimento di Hanastar acquista decisamente velocità.

È in questo periodo che Hanastar subisce delle leggere intrusioni nella propria mente. Immagini che riguadono un cavaliere nero nell’atto di ucciderlo sul limitare di una foresta buia.

Hanastar compra una torre vicino a Silthelnost. Il luogo è terribilmente tetro eppure è l’unico che si può permettere. Apprende comunque che l’isolamento della torre lo fa stare meglio e aiuta i suoi studi.

Dopo non molto tempo i sogni tornano ad infastidire la mente di Hanastar.

Per comprendere la causa delle sue strane visioni, il suo maestro Veste Rossa Auron prova ad infiltrarsi nella mente del ragazzo ma viene respinto. (http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=33553)

Auron allora erige intorno alla torre dell’allievo una protezione magica che possa tenere al sicuro la sua mente da occhi malevoli.

Dopo la Prova

Dopo 4 anni e mezzo di apprendistato, Hanastar è pronto per la Prova. (http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=44786)

Hanastar supera la Prova e diventa Giovane Veste Rossa.

Dopo la Prova le visioni che si svolgevano più che altro di notte scompaiono del tutto e il maestro Auron non se preoccupa più.

Molto dopo, la solita visione coglie all’improvviso Hanastar, anche di giorno stavolta, obbligandolo a rinchiudersi nella propria torre al sicuro grazie alla protezione magica del suo maestro.

Un giorno, fuoriuscito dalla sua prigione, si reca in accademia e davanti ad un’allieva elfa di nome Myal Lontar scatta quella che pare, più che una visione, una vera tortura mentale. Insieme a lei, si rifugia nella propria torre, credendola sicura. Lì l’allieva silvaneste si preoccupa delle condizioni di Hanastar andando anche oltre il rapporto che può esserci tra allieva e magus. Ad un tratto una voce esterna infrange le barriere della torre e s’infiltra nella mente di Hanastar. La voce è minacciosa e angosciante. Le forze di Hanastar vengono risucchiate e gli occhi del mago diventano rossi. Sembrerebbe che un elemento esterno si stia incarnando nel magus ed è allora che l’elfa estrae un gioiello (gioiello delle stelle) che rinvigorisce Hanastar e scaccia la presenza estranea, ma non per molto. Il gioiello elfico toglie forza a Myal e la dona al magus, il quale con le ultime forze acquistate congeda Myal frettolosamente facendogli usare il proprio libro runico.
Hanastar quella sera è percosso dalla stessa visione però condita di più dettagli dopodiché fugge a Wayreth (http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=50736)

Passano giorni e Hanastar rimane esiliato a Wayreth, senza avere più alcuna visione. Il gioiello delle stelle gli trasferisce la forza di Myal e lo rinvigorisce pian piano. Nel frattempo si dedica a dei complicati studi sui sogni e sulla scuola di Ammaliamento, trovando un libro che lo aiuta a proteggersi dagli attacchi mentali.

Ritorna alla vita di sempre dopo molto tempo, riprendendo i lavori usuali ma senza tralasciare gli studi riguardanti l’Ammaliamento.

Un giorno rincontra Myal. L’elfa è assai malandata e Hanastar se ne rammarica. Cerca di riconsegnargli il gioiello delle stelle ma ella rifiuta volendo ostinatamente concedergli parte di sé stessa. Hanastar riconosce il suo grande aiuto e acconsente a tenere con sé il gioiello.

Menhil Zhadren in una notte è folgorato da una visione. (stessa visione di Hanastar vista solo dal punto di vista del cavaliere). Interpreta la visione come un messaggio divino di Takhisis.

Chiede consiglio al Sacerdote Dracos Vainder il quale nega la probabilità che sia un messaggio della Dea Oscura. Consiglia all’accolito, suo discepolo, di riavvertirlo nel caso abbia nuove visioni e nel frattempo di interrogare a fondo il proprio animo.

Hanastar intravede in una visione il volto del cavaliere. Ha la stessa sua faccia solo forse più invecchiata e completamente sfregiata da profonde rughe completamente anormali.
Un giorno incontra in una locanda accompagnato da Electa e Eilidh Saragant un guerriero straniero (Andir Ferner sotto falso nome). Egli rivela loro che Hanastar assomigliava decisamente a un suo compagno di ventura solo che questo aveva il viso sfregiato.
Hanastar ne parla in modo poco dettagliato con Electa che se ne preoccupa in minima parte.

Menhil ha nuovamente la visione anche lui con maggiori dettagli sulla locazione del fatto. Riconosce il luogo essendoci passato più volte durante i suoi viaggi: la foresta di Silthelnost.
È ostinato a collegarla a un volere divino. Decide quindi di recarsi nel luogo prestabilito…

L’incontro con il padre Menhil Zhadren

Hanastar una sera, verso il tramonto, fuoriesce dalla sua torre, nella foresta di Sithelnost. Senza volerlo si trova nel bel mezzo della sua visione che diventata realtà…
(http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=62354)

Hanastar rimane abbastanza sconvolto dall’accaduto. S’impegna in vari studi sospendendo alcuni doveri da giovane veste, e trascurando la povera allieva Myal Lontar, la quale dopo poco tempo scompare senza notizia.

Menhil rincontra il Sacerdote Dracos e gli rivela l’accaduto presso Sithelnost. Il sacerdote lo ammonisce per la sua avventatezza. Dracos vuole sistemare questa storia, scoprendo definitivamente la fonte di queste visioni. Con un rituale oscuro penetra nella mente dell’accolito. Scopre con suo grande raccapriccio che la mente di Menhil possiede un forte legame con un individuo che a stento riesce ad intravedere: un vecchio in una capanna, pervaso da una forte energia magica. Il vecchio si accorge della presenza del Sacerdote e con estrema irruenza espelle Dracos dalla mente di Menhil minacciandolo duramente.
Il sacerdote congeda l’accolito non rivelandogli ciò che ha visto, ancora scioccato.

Passa qualche giorno e Hanastar riesce grazie ai suoi studi a comprendere maggiori conoscenze. Le visioni non lo attanagliano più, ma i dubbi permangono.

Molto tempo dopo coglie durante la notte una frase di una voce maschile sconosciuta. Essa si identifica col nome di Obscurandilus e gli rivela che se vuole scoprire chi sia davvero la fonte delle sue preoccupazioni dovrà recarsi nella biblioteca di Palanthas.

Hanastar si reca in biblioteca e insieme all’aiuto fortuito di un allievo, Zarak Othis, trova un libro che porta la firma di Obscurandilus. Esso cita con un enigma un luogo di Krynn dove dice vi si nasconda il “segreto”.
Hanastar e Zarak riescono pian piano a riconoscere il luogo dell’enigma e lo identificano con Pax Tharkas.

Lo stesso giorno, la magus Electa s’incontra con lui e gli rivela che ha ritrovato nel deserto vicino Palanthas il corpo dell’elfa Myal Lontar. Hanastar rimane di stucco e la rabbia cresce in lui. Electa sorridente gli consegna un nuovo gioiello, identico a quello che lui le aveva donato. Ipotizza che il probabile assassino sia lo stesso del suo male: la fonte delle sue visioni. L’ira divampa… (http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=67176)

Verso l’oscurità

Il mago vuole sapere di più e soprattutto vuole sapere di più su suo padre. Si reca a Sherentak, occultando la sua identità e cerca di farsi ricevere dallo stesso Menhil. È una mossa avventata ma la rabbia guida i suoi passi. Ma non và come si aspettava e alla locanda della cittadina gli si presenta davanti il Sacerdote Dracos Vainder.
I due colloquiano a lungo e Hanastar scopre che il sacerdote sa più di quanto immaginava. Gli rivela che lo stesso Menhil ha avuto visioni in precedenza tali e uguali a quelle di Hanastar. Sa inoltre l’identità della Fonte di quelle. Sbalordito Hanastar cerca di fargli estorcere le informazioni, ma il sacerdote glie le nega volendo qualcosa in cambio. Non vuole soldi, ma che lo stesso Hanastar si converta al volere della Regina come tempo addietro ha fatto suo padre Menhil. Hanastar rifiuta e con rabbia il sacerdote lo attacca. Il combattimento infuria nella locanda e le forze si dimostrano quasi pari. Dopo vari minuti di tensione, infine entrambi decidono di fuggire…

È tempo di agire.
Dopo una riunione delle Vesti Rosse, lo stato d’animo di Hanastar è insostenibile. La rabbia scappa al controllo del mago di fronte a una spaventata e perplessa Eilidh Saragant.

Il giorno dopo il mago rosso parte per la pianura di Pax Tharkas. Trova una piccola casetta e lì incontra un vecchio che si rivela essere un rinnegato.
Lo scontro scoppia immediatamente e Hanastar riesce a prevalere con strana facilità sul mago.
Negli ultimi istanti di vita del rinnegato, riesce a sapere che l’assassino di Myal è proprio lui e non perde tempo a finirlo.
Ma uno strano evento sorprende ancora una volta il giovane mago. Le cicatrici lasciate sul palmo della propria mano dal Gioiello delle Stelle infranto, si riaprono e rigettano violentemente sangue.
Scompare velocemente da quel luogo funesto.
http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=71427

Il giorno dopo, in accademia incontra casualmente la Magus Electa che nota le sue condizioni e vuole parlargli. Nello scambio di informazioni a Wayreth, compare il Maestro delle Vesti Nere che prende con sé il ragazzo e si preoccupa del suo caso. Hanastar viene condotto da Electa nella Torre Nera…

Il giorno dopo, il Maestro Melphice de’Serovist ha un colloquio con Hanastar e, studiandolo con attenzione, viene a conoscenza della sua storia.
L’incontro termina con una nuova sorpresa: le cicatrici della mano sono scomparse nel nulla…

Qualche giorno dopo, Melphice e Hanastar escono dalla torre nera e si dirigono in un luogo sconosciuto, per volere del Maestro delle Vesti Nere. In quel luogo trovano una torre dall’aspetto alquanto strano e dove Hanastar viene invitato a entrare.
Ivi, il mago compie un viaggio con la mente e con lo spirito, in un luogo senza tempo e senza spazio
[Incontra un uomo, sulla quarantina. Gli stessi occhi, stessi capelli e il suo stesso nome. È suo nonno!
A quanto pare non era morto quando Keira, madre di Hanastar, lo aveva fulminato sul cipiglio di quel burrone, tanto tempo fa. È metà vivo e metà morto, errante nel piano delle ombre. In tutto questo tempo non aveva fatto altro che tentare di tornare sul piano dei viventi, incarnandosi nel corpo di un vecchio e chiamandosi Obscurandilus. Il suo intento non è solo vendicarsi dei torti subiti, ma anche acquisire un potere che prima mai avrebbe potuto immaginare di possedere. Insieme ad Hanastar può diventare un mago potente quanto la somma tra i due. Hanastar può quindi accettare di divenire a far parte di quell’unica entità oppure sconfiggerlo definitivamente utilizzando il potere di Nuitari. Così facendo però dovrà prestare fedeltà alla luna nera. Infuriato, accetta l’accordo con Nuitari e si accanisce contro il nonno distruggendolo.]

Davanti a Melphice, Hanastar ritorna in sé, rinato e cambiato. Adesso è un accolito di Nuitari, non più giovane veste rossa, ma Magus delle Vesti Nere.
Un nuovo accaduto sembra però dire che la vicenda non è ancora finita. La mano destra di Hanastar è completamente nera come le sue vesti….

Hanastar da Veste Nera

La vita trascorre tranquilla per Hanastar. Diventa maestro di due allievi e insegnante ufficiale dell’accademia. Non succederà niente di nuovo per molti mesi.

Dopo quasi un anno Hanastar deve fare i conti con Deira Nelgard. Ancora allieva, Deira è innamorata di Hanastar e lo stesso mago in principio crede di essere attratto da lei. Ma Hanastar non prova le stesse sensazioni dell’allieva: vede in Deira soltanto gli occhi di Myal e attraverso di lei sembra poter vivere quello che gli era stato negato in passato.
La mano nera tuttavia ha delle strane reazioni accanto alla donna e Hanastar decide di non frequentarla più.

Senza possibilità di trovare ancora pace, il mago incontra in una sua esplorazione, un’elfa di nome Kathryne. L’elfa lo salva da una situazione pericolosa usufruendo della magia. I due cominciano a conoscersi e dopo un po’ di tempo l’elfa gli rivela di essere una rinnegata. Vuole consegnarsi all’ordine e saputo ciò Hanastar gli sequestra il libro e le concede per il momento di restare a palanthas. Kathryne sembra provare qualcosa per il mago.

I due si rivedono e al termine del loro incontro Kate rivela i propri sentimenti nei suoi confronti. La mano nera trema ancora e Hanastar decide ancora di andarsene. Ma questa volta sembra provare qualcosa di nuovo per l’elfa.

Durante una notte, Hanastar ha un incubo, che non può che farlo preoccupare grandemente
(http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?p=1866603#post1866603)

Torna da Kathryne, preoccupato per lei. La trova però a Palanthas, tranquilla e illesa. Lei vuole aiutarlo ma facendo così non può che peggiorare la situazione. Nella torre presso Silthelnost, Kate scopre la mano di Hanastar e con la propria la tocca. Succede qualcosa di strano, e la mano di Kate diventa per un attimo nera, dopodiché torna normale e, come la sua, anche quella di Hanastar. I due non hanno tempo di chiedersi cosa è successo, che Kate si rivolge ad Hanastar con un'altra voce, diversa dalla sua, più familiare, più roca. È il mago che lo aveva tormentato in passato, l’assassino di Myal, il nemico che credeva di aver distrutto acquisendo il potere di Nuitari, l’uomo che aveva riconosciuto essere suo nonno.
Obscurandilus era sopravvissuto attraverso un astuto stratagemma: nell’ultimo attimo di vita si era attaccato al corpo di Hanastar e dentro di lui aveva germogliato come un parassita. La mano nera non era altro che una sua ultima traccia, una parte di lui, scampata alla morte e divenuta più forte di prima. Al contatto con l’elfa, Obscurandilus riesce quindi a trasferirsi nel suo corpo e a prenderne il possesso. Dopo attimi di vera paura, Hanastar è costretto a far svenire la compagna.
Pronunciando formule potenti e antiche, che aveva già studiato in passato per contrastare il potente mago, cerca di entrare nella mente dell’elfa. Con l’intento di liberarla, Hanastar invece si trova ingabbiato nella stessa trappola e insieme a Katheryne viene assoggettato alla volontà del rinnegato. Da solo non potrà mai farcela e rischia di rimetterci la vita.

È in quel momento che arriva Auron Umbranox, antico maestro di Hanastar che, avvertito del pericolo incombente sul suo ex allievo, interviene tempestivamente per salvarlo. Entrando anche lui a far parte del sogno della ragazza i tre si ritrovano in un mondo astratto governato dalla mente distorta del vecchio mago oscuro di nome Obscurandilus. Dopo molte peripezie e astuti tranelli, il mago rosso riesce infine a rintracciare l’elemento chiave che consente al vecchio rinnegato di dominare la mente della ragazza e ad imprigionare chi si è perso dentro di essa. Avuto un combattimento totalmente intellettuale con il suo antagonista Auron riesce a trarre in salvo Hanastar, ma ad un prezzo. La mente di Kathryne rimane in mano al suo controllore e l’elfa decide di lasciarsi morire per porre fine a tutto quanto. Tra la disperazione di Hanastar, Obscurandilus finalmente viene rispedito nell’abisso grazie al sacrificio dell’elfa e i due maghi tornano in possesso dei propri corpi.
Furioso e più disperato che mai, Hanastar si scaglia contro il vecchio maestro e arriva quasi sul punto di ucciderlo. Auron dunque lascia da solo il mago nero, rassegnato e profondamente amareggiato. È l’ultima volta che i due si incontrano.

La via del Potere

Da qui in poi la vita di Hanastar è segnata da una continua ricerca di conoscenze e una spasmodica brama di potere. Ossessionato dai suoi studi, capisce che l’unico modo per il quale può essere sicuro di non cadere mai più sotto il controllo di un altro essere, è riuscire a controllare lui stesso le menti di tutti gli altri.

Nel frattempo le dinamiche del mondo cambiano e all’interno del suo ordine ci si aspetta qualcosa. Decide quindi di mettersi al servizio dell’Arcimago de’Serovist.

Ha inizio la battaglia contro Flare e tutti gli schieramenti del mondo si muovono. Anche le vesti nere attuano i loro piani.
(http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=81815)

Nella battaglia contro Flare, Hanastar cerca di ritagliarsi sempre piccole parti, non troppo impegnative, in modo tale da preservarsi del tempo per sé. Ed è in questo periodo che i suoi studi cominciano ad avere frutti.

Nella dimora di Obscurandilus Hanastar rinviene un antico amuleto dalle fattezze molto misteriose. È sicuro che attraverso di esso l’oscuro mago sia riuscito ad esercitare il suo potere di controllo, eppure di esso non conosce né la sua storia né il modo per farlo funzionare.

Solo dopo anni di studi, per caso, trova nella biblioteca di Palanthas uno strano libro sul quale è riportata una leggenda: Si parla di un’antica creatura conosciuta come il Signore dei Mindflayer, vissuta molto tempo fa, e potente nelle magia del controllo mentale. Si dice che attraverso tre potenti artefatti (un anello, un amuleto e un calice d’oro) fosse abilissimo nel manipolare le menti dei più deboli, straordinario nella divinazione ed esperto del mondo dei sogni. Scomparve quando un Lord dei Cavalieri di Takhisis riuscì a sconfiggerlo con un elmo magico in grado di proteggerlo dagli attacchi mentali del mostro.
Nello scontro sia il Mindflayer sia l'elmo protettivo andarono distrutti. Il lord ebbe fama e gloria per molti anni avvenire, poi tutto fu dimenticato.

Dopo aver letto di questa storia, Hanastar pensa che l’amuleto di Obscurandilus possa effettivamente essere uno dei tre artefatti del Signore dei Mindflayer. Infatti, dopo la sconfitta del mostro, delle voci dicono che alcuni seguaci del potente stregone scapparono via portando con loro libri, oggetti e pergamene. Col tempo l’amuleto è in qualche modo pervenuto al nonno di Hanastar e di conseguenza ora si trova nelle sue mani. Studiandolo con più attenzione, scopre che l’artefatto gli permette di inserirsi nelle menti di alcune persone deboli e ogni qualvolta che prova ad usarlo, lascia un segno sulla vittima (un simbolo nero). Hanastar istaura così un legame mentale con molte persone, specialmente allievi o popolani, ma non rischia mai di intaccare qualcuno di più grande.

Il tempo passa e Hanastar non ha modo di approfondire ulteriormente la questione. La guerra di Flare strazia il mondo e molto tempo viene speso per ricercare il modo per sconfiggerlo. È allora che Hanastar viene fatto Consigliere dell’Ordine delle Vesti Nere.

Molti mesi più tardi, avviene che durante un’escursione nei pressi di Vingaard, nelle grotte di una montagna, Hanastar scova da solo un covo di mindflayer. Senza essere visto, riesce a curiosare in alcune stanze e trova il secondo artefatto: il calice d’oro.

Scoperto e fuggito ai malefici delle potenti creature, Hanastar torna in torre nera per studiare l’oggetto e a alcuni scritti trafugati. Scopre quindi che il calice altro non è che un contenitore in grado di incanalare dentro di sé tutti i pensieri di coloro sui quali viene posto il sigillo con l’altro artefatto, ovvero l’amuleto. In questo modo il Signore dei Mindflayer riusciva a supervisionare le menti delle sue vittime da un punto di vista esterno e non correva il rischio di mettere in pericolo la propria mente. Tuttavia i due oggetti da soli non consentivano allo stregone di avere il totale controllo su tutte le menti da lui imprigionate. Questo era il compito dell’anello.

Sempre più affascinato da queste scoperte Hanastar è ormai deciso a rintracciare il terzo ed ultimo potente artefatto.
Ma durante una delle sue tante esplorazioni si imbatte in un pericoloso episodio. Poco lontano da Palanthas, in una rocca nel deserto, sorprende il mago veste nera Malark al cospetto di una terribile presenza oscura. Pur inconsapevole allora che si trattasse addirittura della Regina Oscura, Hanastar comprende una volta scappato di aver rischiato di rivelare ad un potente nemico tutte le sue conoscenze.
(http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=108564)

Dopo altri studi e fallimenti, Hanastar comprende che l’unico posto in cui cercare l’anello è un luogo inaccessibile per lui e in mano ai servitori della regina oscura. D’altra parte era stato un lord dei cavalieri di Tackisis a sconfiggere il Signore dei Mindflayer ed è probabile che l’ultimo artefatto sia ancora in mano sua o probabilmente dei suoi eredi. Hanastar capisce quindi di dover cercare nelle terre del cavalierato oscuro, anche in quelle più occulte, ma per farlo gli serve un piano.

Flare viene ucciso. È la fine di un’epoca, di un’era. Ed è proprio alla morte del potente dragone che i vecchi asti ritornano quelli di un tempo. Gli eserciti del male e del bene si trovano uno di fronte all’altro senza più un motivo per restare uniti. Lo scontro è inevitabile e l’esito attribuisce all’oas un’importante cattura. Allo stesso tempo Hanastar decide di attuare il suo piano. Approfittando del grande diversivo offerto involontariamente dalla morte di Flare, manda alcuni suoi servitori alla ricerca del terzo artefatto nei pressi di Kalaman, Saction e Neraka. Ne invia uno, da lui ritenuto più adatto, persino alla Rocca delle Tempeste.
(http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=126014)

Malark, già ormai rinnegato, viene catturato dall’ordine dell’alta stregoneria e portato a Wayreth per essere giudicato.
Dopo una lunga e violenta discussione, viene eseguita una votazione per decidere le sorti del Lord della Spina. Il verdetto è: morte. Hanastar è presente al momento dell’esecuzione, sarà tuttavia la veste nera Heian a dare il colpo finale.

Il piano è un totale fallimento. In pochi tornano e con niente in mano. La furia lo acceca e per un attimo perde il controllo. Hanastar decide di lasciar perdere la ricerca del terzo manufatto perché adesso entra in gioco un'altra e più importante conquista.

Hanastar Maestro delle Vesti Nere e della Torre di Palanthas.

Dopo Flare il mondo cade in una profonda crisi. La distruzione perpetrata dal dragone rosso ha avuto infine effetto sugli abitanti di Krynn e anche dopo la sua morte reverbera ovunque nel continente. Le chiese degli dei minori paiono avere il sopravvento mentre le altre cadono vittime di una nuova ondata di caos.

Dentro l’oas la situazione è lo specchio di quel che avviene fuori. Molti magus scompaiono nel nulla e le torri cominciano ad essere desolate. È in questo momento che Mephice de Serovist abbandona il suo scanno e si dissolve nel nulla insieme ai suoi più fedeli seguaci. Hanastar si trova solo insieme a pochi altri. Dopo una breve seduta interna, Sebal Kriegsbeil e Ainvar Blacksun conferiscono ad Hanastar il ruolo di Maestro delle Vesti Nere e della Torre di Palanthas.

L’evento lo sconcerta un po’ e per un momento gli fa sembrare che sia tutto finito.
Adesso il controllo dell’Ordine è suo e finalmente può stare tranquillo… eppure tutto questo non lo conforta nemmeno un po’.

Nel periodo della sua carica, i suoi nuovi incarichi lo portano ad accostarsi alle chiese malvagie e ad un potente rituale. Si tratta di evocare un dracolich dalla salma del drago Flare, custodita nel tempio di Chemosh. Hanastar fa quindi alcuni patti con Mosars, il chierico malvagio che custodisce la testa, ma questi lo portano inevitabilmente a scontrarsi con i cavalieri di solamnia. Asfissiato da inutili trame di potere, si isola infine nella torre nera e medita sulla sua condizione.

Ed è durante una delle tante notti di isolamento che avviene un evento inaspettato. (http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=139141)

Hanastar comprende allora che non c’è più scopo per lui nelle vesti nere; né le vesti nere, o meglio l’oas in sé, hanno ancora uno scopo nel mondo.
Il caos sta dilaniando Krynn e niente sembra avere più un senso. Melphice, Electa, Sebal e anche il suo antico maestro Auron sono scomparsi e così deve fare anche lui. Non c’è più ragione per cui rimanere. La torre nera non ha più bisogno di un padrone.

E quindi la constatazione del fallimento: (http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=147037)
L’oas ha fallito. Il caos domina incontrastato nel mondo e la magia si è corrotta insieme ad esso. I maghi non sono riusciti a preservarla e l’Arte è stata infine consumata. Non resta da fare che un’ultima cosa.

L’ultimo Conclave

All’apice della decadenza di tutto quanto, viene indetto un conclave. Hanastar decide di presentarsi e insieme a lui aprono la riunione due vesti bianche: Aramil Galanodel e Lorelei Griphon Ice. Il clima è desolante e Hanastar decide di esporre infine la sua proposta per salvare l’Arte: distruggere le torri e resettare così la vita e la magia nel mondo.
(http://www.mad4games.it/forum/showthread.php?t=158235)
Anche senza l’autorizzazione del Conclave, Hanastar è disposto ad andare avanti anche per conto suo, felice finalmente di avere un obiettivo, un vero obiettivo.

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