Brunhild Iserod

Storia

Il vento gelido dell’Icereach quella sera soffiava più violento del solito. Tagliava la pelle e bruciava le labbra. Era rumore nelle orecchie, lame negli occhi.

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Brunhild si stringeva nella pelliccia bianca ed osservava il piccolo fuoco acceso vicino alla porta della sua tenda, era rimasta sola a custodia della fiamma e della zuppa della sera. I fratelli ed il padre erano andati a controllare i confini del villaggio nomade, alcuni Thanoi erano stati avvistati non troppo distanti quella stessa mattina.

La giovane donna, appena venti anni, dai lunghi capelli del colore del rame, raccolse le ginocchia al petto incantata dai colori del fuoco. Era inquieta, quella strana sensazione che ogni tanto le sconvolgeva i sensi stava tornando, strisciava piano dentro il suo animo e la rendeva più irascibile del solito.

Sì alzò, ravvivò il fuoco con molta legna, entrò nella tenda di cuoio dove gli uomini custodivano le armi, si coprì le braccia e le gambe con delle pelli indurite e impugnò una grande spada.

Pochi passi, decisi, ritmici, ed era lontana dal villaggio.

Camminava alla ricerca dei suoi fratelli, voleva dimostrare loro il suo valore, voleva combattere, voleva uccidere…

Il buio si faceva sempre più fitto, nessun bagliore nel cielo ad illuminare l’immenso manto bianco delle sue terre, nessun rumore se non quello ovattato dei passi nella neve fresca e del suo stesso respiro. Brunhild ricordò i racconti di sua madre, di quando la sera davanti al fuoco la prendeva sulle sue ginocchia e le parlava dei valorosi uomini dei ghiacci che difendevano i loro territori, la vita e ciò che amavano con le spade e le asce, urlando e cantando suoni di battaglia. Le raccontava degli spiriti della notte che osservavano e della Grande Fiamma, Sirrion,che infondeva furia e potenza nelle membra dei suoi fedeli e i preasagi degli shamani.

Brunhild si sentì forte, infinita, ripensando al volto di sua madre mentre la salutava per l’ultima volta, prima di morire a causa della lunga malattia, alle sue parole:

“In te splenderà la Fiamma figlia mia, lascia che ti bruci, che ti renda forte, che le sue lunghe lingue diventino le braccia del tuo potere. Servirai Sirrion Brunhild e lo farai anche per me.”

Non aveva mai compreso quelle parole fino a quella sera.

L’alito caldo creava piccole nuvolette umide davanti al suo volto, ansimava in silenzio ascoltando i rumori della notte, oramai era lontana dal villaggio, l’odore di ghiaccio e di selvatico le inebriava la mente. Qualcosa si mosse alle sue spalle, ma l’inesperienza e la lentezza dei suoi riflessi le impedirono di voltarsi in tempo. Un Thanoi le bloccò le braccia stringendola in una violenta morsa. La puzza di grasso e di sporco che quell’essere emanava le diede alla testa. Non ne aveva mai visto uno da così vicino. L’essere la trascinò nella neve tappandole la bocca con una pelle conciata, fino ad una rientranza della montagna e lì, legatele polsi e mani, la costrinse in un angolo. Ben presto altri giunsero e parlando nel loro incomprensibile linguaggio la osservavano quasi deridendola. La spada le pendeva dal fodero rudimentale in vita, ma non poteva prenderla, era bloccata.

Un’incontrollabile furia le infiammò membra e mente e iniziò a dimenarsi. Uno di loro la colpì al volto spaccandole un labbro, la vista del vermiglio sangue sulla neve candida la fece vacillare e una visione improvvisa apparve nella sua mente.

Dal suo stesso sangue sorgeva una fiamma, la avvolgeva scaldandola e rendendola forte, poi dalle sue stesse mani partivano lingue taglienti come lame ed una voce altisonante le infondeva coraggio e la guidava, le corde che la legavano cadevano a terra bruciate dalle fiamme e Brunhild si alzava in tutta la sua fierezza colpendo i Thanoi agli arti, al volto, facendoli cadere uno alla volta, senza usare mai nessuna arma. Morte, furia, fiamma e… svenne.

Quando riaprì gli occhi davanti a sé solo il volto teso e accigliato di suo padre, i suoi fratelli intorno al sacco di pelli sul quale l’avevano distesa. Le raccontarono di averla trovata addormentata accanto ad un ceppo ancora acceso, i resti di un falò, e che lì poco distante c’erano ammassati corpi di Thanoi bruciati. Che grazie al fuoco non era morta assiderata e che i suoi capelli erano più dorati del solito, del colore delle fiamme. Il padre la guardava preoccupato e stranamente non era arrabbiato perché si era allontanata senza avvertire.

Brunhild comprese, Sirrion l’aveva chiamata e sua madre le aveva predetto il giusto futuro.

Pochi giorni dopo si riprese, in lei qualcosa era mutato, la Grande Fiamma le era entrata dentro, nulla sarebbe mai più stato come prima.

Raccolse le sue poche cose qualche giorno dopo, lasciò un messaggio su una pelle a suo padre ed ai suoi fratelli e partì. Temeva lo sguardo di Zarak, il più grande dei sei fratelli, e sapeva che se l’avesse vista partire avrebbe fatto di tutto per fermarla.

Doveva portare la Fiamma a tutti i barbari dei Ghiacci però, la sua meta era Icerock, al cospetto del capotribù.

***

I primi giorni nell’Iceclastle furono veloci e pieni di novità. Brunhild accettò con gioia, anche se in un primo momento si arrabbiò, di avere con se Zarak che in segreto l'aveva seguita.
I barbari li accolsero come fratelli di sangue, la tribù stabile dei ghiacci era una grande famiglia e il Vakt, il capotribù, presentò i due fratelli agli altri membri e diede loro i titoli ufficiali di giovani, come guerriero Zarak e come shamana per Brunhild.

Ma la Fiamma si manifestò prepotente nella piccola Iserod che in pochi mesi, nel castello dei ghiacci, dovette sopperire all’assenza degli anziani shamani andati via da tempo.
Rituali, invocazioni, benedizioni e le prime trance, Brunhild acquistava la fiducia dei fratelli e la consapevolezza di ciò che era.
Ben presto con il ritorno di un vecchio Saggio al villaggio, Grahk, Brunhild fu nominata da quest’ultimo Saggia, nonostante la sua giovanissima età, e Stor (grande) degli shamani.
Brunhild nei primi giorni non accettò con serenità il nuovo titolo e le responsabilità che ne derivavano e fu solo il forte senso di dovere verso la tribù, e l’ardore che la Fiamma le conferiva, a farla rasserenare e accettare, durante una solenne cerimonia, il titotlo di Sjamkh, Grande Shamana, e prendere posto sul trono accanto ai Vakt, e allo stregone Brigid, alla guida della tribù.

Descrizione

Ha un viso fresco e pulito, anche dovuto alla sua giovane età che non raggiunge i venti anni, ma sguardo determinato e spesso aggressivo anche se non è difficile scorgerle espressioni fanciullesce o di puro stupore.
La devozione, e la completa fusione con Sirrion e la sua Fiamma, le conferiscono una particolare luce negli occhi color ambra, luminosi come fiamme brucianti o languidi come bagliori assopiti, imprevedibili.
Le membra sono a tratti esili, fasci di nervi, tipici delle donne barbare, ne rendono l'aspetto forte ma i muscoli mai eccessivi e le linee sinuose possono darle a volte un'aspetto più fragile di quello delle sue sorelle barbare.
I capelli sono del colore della fiamma più viva, le spalle ferme e larghe si impongono attraverso la sua postura sempre fiera, eretta, austera in netto contrasto con la sua evidente giovane età ed i sorrisi freschi, limpidi.
Non è molto alta per la sua razza e spesso sembra distratta da qualcosa o ascoltare qualcuno che non c'è.

Particolarità

in costruzione

Dicono di Lei

Bru sei insopportabile!
- Suo fratello Zarak

Brunhild è come lo zaffiro delle stelle, anche tra le gemme più preziose brillerà sempre di più.
- Edelrof BdG

Innumerevoli notti sono passati da quando si è acceso il Fuoco della vita in te.Ho visto quel fuoco crescere in intensità,forza e calore man mano che imparavi a muovere i primi passi tra i ghaicci,a dire le tue prime parole,a tenere in mano la tua prima arma.Ho imparato a conoscere quel fuoco e ad accoglierlo in me. Ho scoperto che ormai non posso far più a meno di quel calore,che attraverso il tuo sguardo amorevole di sorella, mi rivolgi quando mi guardi,per questo mi ergerò a muro contro tutti quei venti che scuotono la tua fiamma e tentano di spegnere il tuo calore.
- Suo fratello Zarak in uno slancio sincero

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